Community. L’altra Italia | Settimana dal 9 al 13 maggio
Le comunità italiane all’estero: attività, eventi, storie individuali e familiari. I progetti, le ambizioni, i successi, le storie di chi vive fuori dall’Italia e tiene vivo il legame con il Paese di origine. Ogni settimana in studio ospiti di eccellenza dello spettacolo, della cultura, dell’industria italiana nel mondo.

Storie dal mondo. A Savannah, nello stato americano della Georgia, dove il palermitano Luca Lo Sicco, docente di Fashion Marketing, ha creato un’associazione no profit per tutelare il sito archeologico del Partenone. Un’idea nata dall’amore per l’antica Grecia. Dalla Pennsylvania, Usa, la storia di Luigi e Maria Santoro, emigrati da un piccolo paese della Campania e giunti a Norristowe, dove sono riusciti a costruirsi un piccolo impero creando un azienda per la lavorazione del marmo italiano.Infocommunity: Pier Felice degli Uberti, Presidente Istituto Araldico Genealogico Italiano.
Chiude la puntata Paolo Limiti, in collegamento da Milano, con notizie e curiosità su un classico che venne presentato al Festival di Sanremo nel 1981, regalando alla sua interprete, Loretta Goggi, un clamoroso successo: “Maledetta Primavera”.

Storie dal mondo. Da Vancouver, Canada, dove Remo e Tommaso Bresciani, provenienti da un piccolo paese del Lazio, sono divenuti i Re del Caffè, dopo essere stati i pionieri dell’Espresso italiano nella West Coast. A Melbourne, dove la calabrese Sandra Foti ha dato un seguito alla sua passione per il gelato. Prima se lo preparava in casa, poi ha deciso di aprire una gelateria artigianale, dove si utilizzano solo prodotti naturali.

Storie dal mondo. Da Melbourne, il servizio sulla festa del Calabria Club. Dal Santiago del Cile, Soledad Soto, coordinatrice dei corsi di italiano, originaria di Capri, ma nata in Cile.
Infocommunity: Sebastiano D’Angelo, direttore dell’associazione Ragusani nel Mondo.

Storie dal mondo. Dal Sudafrica, la storia di Maurizio Reffo che si occupa di import-export di prodotti alimentari made in Italy e che ovviamente hanno un grande successo.
Da Savannah, Stati Uniti, Scott Lauretti, originario di Frosinone, racconta la storia dell’emigrazione italiana partendo dal 1737.
Infocommunity: Maurizio Tomasi, direttore responsabile del periodico “Trentini nel mondo”.

Storie dal mondo. Dal Sudafrica, Antonio Carpanese, direttore di un albergo fondato da italiani, spiega come il Sudafrica sia divenuto meta dei molti italiani. Dal Brasile, Guido Boletti, pittore che ha scelto di dedicarsi all’arte dopo aver rischiato di perdere la vita.
Infocommunity: Maria Tirabasso, responsabile dell’ufficio “Promozione e Gestione Interventi a favore dei Molisani nel Mondo” della Regione Molise.
Tutti i giorni a Community trova spazio la lingua italiana grazie alla collaborazione con la Società Dante Alighieri: la dottoressa Francesca Serafini, Giordano Meacci e la professoressa Lucilla Pizzoli.
Per contattare la redazione scrivete a: community.italia@rai.it
Cari Benedetta e Alessio, non so se questo e’ il modo giusto per contattarvi ma ci provo.
Seguo la vostra stupenda trasmissione da Tampa Bay in Florida dove abito con mio marito Robert, un ufficiale dell’esercito US, e i miei due figli Angela 22 anni ed Andrew di 19 anni. Anche se sono entrambi nati e cresciuti negli Stati Uniti i miei figli si sentono italiani.
Soprattutto mio figlio Andrew ha una passione commovente per la sua Italia e per la “sua” Europa. Potrei dirvi molto di piu’ !
So che la giornata dell’Europa e’ tra pochi giorni, ed ho pensato di farvi leggere il punto di vista di un giovane europeo: mio figlio.
Andrew ha scritto una lettera che me ha commosso molto.
Si intitola ESSERE EUROPEO. Forse la troverete interessante anche voi.
Vi faccio i complimenti cari Benedetta ed Alessio, mi fate tanta compagnia…in un mare di programmi con voci urlanti ed insulse le vostre voci intelligenti e pacate mi fanno rimanere in contatto con l’Italia. GRAZIE!
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Andrew Pitts Nordera
Essere Europeo
Where do you come from? Da dove vieni?
E’ una domanda di circostanza, apparentemente semplice per la quale ci si aspetta una risposta breve per passare velocemente ad altro. Ma, se rivolta a me, questa domanda diventa impegnativa, mi obbliga a guardarmi dentro.
Sono un ragazzo di 19 anni, sono italiano e sono anche americano. Una cosa mi e’ chiara: non mi sento italo-americano inteso come qui negli Stati Uniti, tipo che “ il bis nonno di un mio zio sposo’ una italiana di New York”. Ho passato gli anni piu’ memorabili e significativi della mia crescita in Italia insieme alla mia famiglia italiana. Da qualche anno abito in Florida ma la mia appartenenza all’ Italia non e’ scalfita.
Quindi la risposta che dovrei dare a quella domanda non puo’ limitarsi solo al luogo di nascita, (con il mio paese natale, il North Carolina, non ho nulla da spartire) e non puo’ limitarsi al luogo di residenza.
Questa domanda mi richiede di identificare la mia appartenenza affettiva, morale, ideologica, mi richiede di definire la mia identita’.
All’inizio mi sembrava piu’ semplice, mi dicevo “una cosa e’ certa io sono Scledense”. La mia infanzia vissuta in Italia resta sempre intensa nel mio cuore, le vacanze che passo a Schio sotto le pre-alpi, guardando il Summano, il Novegno, e il Cornetto, sono una parte centrale della mia identita’. E propio per questo sento una malinconia, una nostaliga che cresce ogni ora che devo stare separato dalla mia famiglia italiana, dai miei monti, dal duomo e dal centro del mio paese.
Nonostante questo senso di appartenenza e di mancanza di casa (definita in inglese come “homesickness”) che persiste, ho da poco capito una cosa importantissima, che ha allargato il senso della mia identita’. Ho capito che oltre ad essere scledense, italiano e americano sono ( lo dico con forza) soprattutto Europeo. Sono parte di un gruppo enorme, di una cultura comune, di una identita’ profonda, sono parte di una comunita’ extra nazionale che e’ talmente forte da non conoscere confini.
Ho preso coscienza di questo durante il mio secondo anno di “Highschool”. Ho conosciuto dei ragazzi della Romania. Sulle prime pensavo di non avere nulla in comune con loro. una una parte di Europa alla quale non avevo mai molto pensato, ed ero curioso di capirne di piu’. Finalmente potevo essere io a rivolgere quella serie di domande che spesso venivano rivolte a me.
Tipo: “ che cosa ti manca di piu’ del tuo Paese? quali sono le maggiori differenze? dove preferiresti vivere?”.
Sorprendentemente le nostre risposte erano quasi identiche. Ci mancavano i mercati, i treni, le piazze, le passeggiate per centro. Ma soprattutto il modo di essere, di rapportarsi con gli altri, ed il sentirsi parte di una comunita’. E li ho capito tutto al improvviso. Ho capito di sentirmi piu’ in sintonia con dei ragazzi rumeni che con ragazzi americani, o ispanici, o asiatici. A quel punto ho cominciato a cercare altri europei per provare a capire questo legame. Ho conosciuto francesi, tedeschi, bosniaci, spagnioli, serbi, e inglesi. Ed ogni volta trovavo conferma di questo legame, come se ci fosse un filo che ci teniva uniti. Ho capito che i confini delle Nazioni in Europa non sono confini veri. Il legame tra europei e’ un legame piu’ forte dei confini disegnati nelle mappe. Non siamo solo un continente, siamo un popolo e lo scambio continuo nella storia ha creato una fibra comune.
Mi rendo conto che qualcuno potrebbe dirmi che sono un ingenuo e che queste sensazioni sono solo dei romanticismi giovanili. Ma io sono cresciuto con la testimonianza di vita dei miei nonni. I miei nonni sono cresciuti durante una Guerra mondiale, in una Europa al l’apice della violenza, quando solo per essere identificati al momento sbagliato come italiani , tedeschi o francesi, poteva essere motivo di morte.
Eppure i miei nonni, insieme a tanti altri di quella generazione, sono usciti da quella tragedia con un fortissimo desiderio di pace, di rispetto per gli altri, e con il sogno di una Europa unita. Questo sogno rimane. La loro generazione ha messo in moto il sentimento europeo e spetta alla mia generazione il compito di concretizzalo. I’ Europa unita da ideali comuni e’ un progetto assolutamente unico. Nessun altro ci ha provato. E’ una strada intrapresa che va percorsa con grande orgoglio, una strada verso il futuro da percorrere insieme con la coscienza di un profondo sentimento di unione.
So che puo’ essere difficile provare un sentimento europeo vivendo nel propio Paese perche’ ci si distrae e ci si accomoda nel proprio modo di essere. Ma noi europei lontani dall’Europa riusciamo a vedere con piu’ chiarezza le cose che ci uniscono in una grande comunita’. E’ per questo che sto scrivendo, per chiedervi di pensare a cio’ che ci unisce e non a quello che ci divide, per chiedervi di continuare a credere nell’Europa.
Io, un ragazzo scledense in Florida, continuero’ a crederci, e dico con orgoglio che l’unica vera risposta che potrei dare alla domanda
di dove sei? e’:
Io sono Europeo.